Cesare Prandelli celebrato ad Arco
Al ct ed a Leo Turrini il premio «Beppe Viola»

Il personaggio della serata? Non ne abbiano a male gli altri, però Cesare Prandelli ha fatto la parte del leone catalizzando gli applausi del Salone delle Feste del Casinò gremito come poche altre volte. Il nostro Commissario Tecnico – ancora prima che lo speaker Elio Proch desse inizio alla tradizionale cerimonia di premiazione – non ha voluto lasciare inascoltati gli appelli che gli giungevano dal fondo della sala da parte di un gruppo di scatenatissimi Pulcini: si è recato da loro e, tra gli applausi generali, ha autografato tutto quanto si prestava ad una firma così preziosa, un ricordo indelebile per dei ragazzini che si avvicinano ad uno sport difficile e selettivo come il calcio. Con un tenore del genere, hanno comunque cantato benissimo, in questo coro ben assortito, anche don Daniele Laghi, soprattutto quando ha voluto affermare che «le vere quote rosa sono dare spazio al calcio femminile». Le ragazze di Torino, Fiorentina, Pordenone e Napoli, presenti in sala, hanno ovviamente sottolineato questa affermazione che porta acqua alla volontà di coloro che vogliono far uscire il calcio femminile nazionale dal suo eterno limbo. Tutto questo, prima e dopo i discorsi di rito, nei quali Franco Viola, presidente del Comitato Organizzatore e poi, via via, Roberto De Laurentis, presidente dell’Us Arco 1895, il sindaco Alessandro Betta, Tiziana Calzà per le Coop, uno degli sponsor più solidi della manifestazione, Ettore Pellizzari, presidente del Comitato trentino della Figc, hanno sottolineato gli sforzi e ribadito l’impegno di tenere in piedi un torneo che da 43 anni è ormai un must della categoria e da 32 anni è dedicato alla memoria del compianto Beppe Viola.

A questo proposito il dott. Giuseppe D’Amato, a nome della giuria presieduta da Sergio Zavoli, ha voluto leggere le motivazioni che hanno accompagnato la scelta di Leo Turrini, per la carta stampata, e di Cesare Prandelli.
«Sassolese talentuoso e immaginifico – ha detto D’Amato -, Leo Turrini ha anche il dono dell’intensità, secondo moda corrente (juventina? Anche se lui è fortemente interista): la sua partita è un Gran Premio di Formula Uno, ovvero almeno cinquecento righe sparate a breve distanza dal brindisi del vincitore e presto in pagina per il Quotidiano Nazionale che deve riproporlo ai lettori del Resto del Carlino, la Nazione e Il Giorno. Servizi fulminei ma griffati da competenza, informazione e ironia. Leo è anche scrittore appassionato e godibile, sia che racconti con emozione la vita di Lucio Battisti, la sua Voce, sia nel narrare la storia di Enzo Ferrari, il suo Mito».
«Cesare Prandelli – ha continuato D’Amato - è stato un eccellente calciatore cresciuto nella Cremonese, maturato nell’Atalanta, ma ha vinto tutto con la grande Juventus di Zoff e Scirea, Platini e Paolo Rossi. Da allenatore, ha saputo unire i valori tecnici a quelli umani, i risultati sul campo alle dimostrazioni di correttezza, sportività e umanità. Per questo è stato uno straordinario maestro, anche di vita, per i giovani dell’Atalanta. E per questo, una volta diventato Commissario Tecnico dell’Italia, è riuscito a trasmettere un ‘immagine sempre positiva della squadra azzurra, impegnandosi in battaglie importanti anche fuori dal campo, dalla solidarietà nei confronti delle vittime di organizzazioni criminali fino alla lotta contro l’omofobia. Grazie alla sua opera, la Nazionale non è più solo la squadra per la quale tutti noi facciamo il tifo, ma anche un esempio di comportamenti e un motivo di orgoglio. Due anni fa l’Italia di Prandelli ha ottenuto un risultato eccezionale, arrivando ad un passo dal titolo europeo; tra pochi mesi in Brasile, siamo tutti pronti a cullare un sogno ancora più grande insieme a lui».

Turrini, felicissimo, ha ricordato che regalo più bello non gli poteva essere fatto per i suoi 54 anni, che compiva proprio oggi, ed ha ricordato che domani esce il suo libro «In viaggio con Ayrton», l’epilogo tristissimo della storia di un campione nello sport ma anche nella vita. Prandelli, invece, ha voluto sottolineare le sue origini come tecnico delle giovanili dove – ha detto – la parola chiave deve essere rispetto. «Per il futuro dell’Italia calcistica – ha concluso il Ct – bisogna tornare al passato, bisogna lasciare crescere i giovani con calma, non bisogna aver fretta di arrivare e soprattutto bisogna che i genitori non li carichino di troppe aspettative». E’ inutile dire che l’applauso è sgorgato spontaneo specie dai posti occupati dai giovani della Juve e del Chievo. Juve che, oltre al torneo, ha vinto anche il premio di miglior giocatore con Stefano Pellini, metronomo del centrocampo bianconero, mentre il premio riservato al cannoniere è andato al bravissimo e possente Bismark Ngissah del Chievo, autore di 7 centri.

In precedenza erano stati assegnati anche i riconoscimenti riservati ai giornalisti regionali: il De Martino è andato a Luca Franchini del Trentino, mentre Lorenzo Ciola dell’Adige ha vinto il premio in memoria di Bruno Cagol. Stefano Manfioletti, infine, si è imposto nello speciale riconoscimento riservato agli allenatori regionali. Poi la sfilata delle squadre che hanno lasciato il segno nel torneo e l’arrivederci all’anno prossimo.

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