L'arte e la cultura del popolo Dogon
in mostra per un mese a Palazzo Lodron

La storia e la cultura del misterioso popolo Dogon approdano in Trentino. Da sabato 24 maggio, infatti, Palazzo Lodron, a Trento, ospiterà una mostra dedicata alle opere create da questa popolazione del Mali, adattatasi nei secoli a vivere nelle falesie. In esposizione, fino al 19 giugno, ci sono circa duecento pezzi, ovvero maschere, porte, bronzi, monili e statue, selezionati all'interno della collezione custodita da Umberto Knycz, viaggiatore e fotografo, da sempre appassionato di cultura africana.

Relativamente isolati dal resto del Paese fino al Novecento, tenaci e sapienti agricoltori, i Dogon nel corso di cinque secoli, hanno sviluppato una cultura originale, che oggi appare nell'architettura delle case e dei templi, nei prodotti dell'artigianato, nel loro modo di concepire l'universo e l'uomo. I loro villaggi, con le capanne dal tetto di paglia, sembrano presepi aggrappati alle rocce, perché questo è il loro modo di trasformare le falesie in forme di architettura. I Dogon sono riusciti a mantenere intatte le tradizioni più antiche grazie alla loro rigida organizzazione sociale e religiosa. Praticano l’animismo e si esprimono in cerimonie e danze rituali, nelle quali le maschere sono il simbolo più importante. I loro artigiani possiedono grande abilità come fabbri e scultori.
Benché essi conoscano la scrittura moderna, l’ermetismo che caratterizza questo popolo fa sì che preferiscano trasmettere le proprie tradizioni verbalmente o attraverso la danza. I loro antenati hanno lasciato sulle pareti delle caverne di Bandiagara pitture e pittogrammi, che solo recentemente sono stati decifrati, perché erano sotto custodia dell’Hogon, alto sacerdote custode della sapie. Vivono sospesi fra cielo e terra e le loro giornate sono scandite dal rumore prodotto dalla macinazione del grano.

È dal 1969 che la passione per i viaggi porta Umberto Knycz lungo le strade dell’Africa, una dedizione che gli ha permesso di realizzare, nel 2009, il libro fotografico “A come Africa”. Il fascino esercitato, in particolare, dall’architettura, dall’arte plastica, dalla capacità di lavorazione e fusione dei metalli e dalla scultura lignea, dalle raffigurazioni simboliche delle maschere, lo ha stimolato ad organizzare questa mostra, che valorizza il materiale raccolto nel corso di ben sei spedizioni nelle zone della falesia del Bandiagara. L'esposizione diviene quindi simbolo di una lunga e faticosa ricerca personale volta a conoscere culture e credenze lontane.

Questo pomeriggio gli organizzatori hanno presentato l’allestimento alla stampa, domani avrà luogo l’inaugurazione ufficiale. A nome della Volksbank, che ha messo a disposizione l’area archeologica di Palazzo Lodron per la mostra, Giovanni Manenti ha ricordato l’attenzione del proprio istituto di credito verso l’arte la cultura e la sua propensione a supportare iniziative di questo tipo. Umberto Knycz, proprietario degli oggetti esposti, ha ripercorso velocemente la storia dei propri viaggi in Africa e in particolare le emozioni provate quando è entrato a contatto con il popolo Dogon. Di poche parole, ma significativa, la presenza di Georges Fonghoro, vescovo della diocesi di Mopti (la zona dove vivono i Dogon), che in mattinata era stato ricevuto dal vescovo di Trento Luigi Bressan.
Prezioso il contributo di Vincent Togo, ingegnere del Mali che lavora in Italia: è stato lui a interpretare il significato della simbologia Dogon, che si può ammirare sui pezzi esposti ed è stato lui oggi a spiegare i concetti base della vita di questo popolo. Presenti all’appuntamento anche Silvia Ercoli, responsabile culturale Alto Consiglio Maliani in Italia, Paolo Castelli, assessore all’istruzione e allo sport del Comune di Trento, e Francesco Squarcina, perfetto di Trento.

La mostra è ad ingresso gratuito e rimane aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15,30 alle 19 fino a giovedì 19 giugno. Essa è ospitata dall'area archeologica di Palazzo Lodron, nella piazza omonima a Trento, alla quale si accede superando una porta scorrevole della Volksbank.

 

Le immagini della mostra in alta risoluzione

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