VIDEOPRESS PER LE TV | GALLERIA FOTOGRAFICA
Raramente le imprese alpinistiche sono il frutto esclusivo di grandi prestazioni atletiche. La preparazione fisica, certo, gioca sempre un ruolo chiave, ma nel caso di Silvia Vidal, scalatrice catalana ospite ieri sera del primo appuntamento proposto da «Mese Montagna», si deve combinare con una grande meticolosità nella scelta del materiale da portare con sé, con la capacità di leggere e prevedere le condizioni meteorologiche senza strumentazioni specifiche e con un'inesauribile forza di volontà. Solo così si può rimanere appesi per 32 giorni su una parete della Patagonia cilena, sfidando una pioggia quasi incessante, le sfibranti attese all'interno della tenda sospesa nel vuoto, il razionamento del cibo, gli attacchi di insetti voraci, il freddo, l'assenza di qualsiasi contatto con il resto del mondo. Un'avventura davvero originale, quella ripercorsa ieri da Silvia Vidal per l'attentissimo pubblico del Teatro Valle dei Laghi. Mostrando le fotografie da lei scattate e raccontando il dipanarsi della sua impresa giorno per giorno, ha condiviso le emozioni e le sofferenze vissute nei primi mesi del 2012 in Patagonia, quando ha infine conquistato in solitaria la parete della Serrania Avalancha, portando a termine una missione che nessuno prima di lei aveva mai compiuto. Non parla agevolmente l'italiano Silvia, ma si è sempre fatta capire senza grosse difficoltà, fin da quando ha premesso che per lei affrontare questo tipo di spedizioni significa isolarsi completamente, rinunciando a qualsiasi tipo di tecnologia, come telefoni cellulari e radio, ben sapendo che comunque nessuno potrebbe precipitarsi a salvarla anche in situazioni particolarmente critiche, e significa anche rinunciare a qualsiasi condivisione del pericolo e dell'onere di prendere le decisioni, spesso cruciali per le sorti dell'impresa, ma anche per la sopravvivenza.
Prima dell'incontro il sindaco di Vallelaghi Gianni Bressan e la direttrice dell'Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Elda Verones hanno presentato l'undicesima edizione di «Mese Montagna», mentre Alberto Margoni ed Emanuela Schir hanno acceso i riflettori sulle mostre fotografiche «Atmosfere in valle dei Laghi» e «Il paesaggio trentino», allestite nella galleria del teatro. Anche quest'anno una parte delle risorse raccolte attraverso la vendita dei biglietti di ingresso verrà devoluta all'associazione «Oskar for Langtang», che sta costruendo un ostello nella zona del Nepal colpita da un violento terremoto nella primavera dello scorso anno. Al termine della serata, nel foyer, spazio alla degustazione del Rebo abbinato a pane e salumi locali. Venerdì prossimo «Mese Montagna» focalizzerà la propria attenzione sul Soccorso Alpino e Speleologico.