Maurizio Belli

Nel lontano 1993 la prima avventura sportiva
Risale al 2014 l'ultima in canoa insieme a Fulvio

«Alaska 2019 Ski Walking Winter Expedition» rappresenta il quinto tassello di un mosaico che Maurizio ha cominciato a comporre nel lontano 1993. A quell’anno risale infatti la prima traversata da Fairbanks e Prudhoe Bay, ovvero da sud a nord, realizzata in solitaria pedalando su una mountain bike di prima generazione nella stagione estiva. Dopo aver coperto 135 chilometri su strada asfaltata da Fairbanks a Livengood, ha cominciato ad affrontare i 666 chilometri della Dalton Highway, una strada sterrata costruita nel 1974 per accompagnare la costruzione dell’oleodotto che porta il petrolio fino a Valdez. Maurizio ha dovuto percorrerla con il casco integrale, per proteggersi dalle scariche di sassi scagliate dalle ruote dei camion in transito, ed ha scelto di affrontarla senza mai fermarsi, se non per brevi soste tecniche. In tre giorni ha coperto dapprima 171 chilometri, poi 200 ed infine altri 300, pedalando per 48,30 ore, riposandosi per sole 12,30 e usandone 15,30 per mangiare, riparare il mezzo e realizzare le riprese video.
Quattro anni dopo, nel 1997, ecco un nuovo progetto: raggiungere da solo Nome, sul Mare di Bering, partendo da Manley Hot Springs, nella stagione invernale. In quell’occasione Maurizio dovette attrezzarsi per affrontare il rigidissmo clima polare, quindi si fece costruire una slitta, che si trascinò sulla neve con gli sci ai piedi per 47 giorni, coprendo la distanza di 1.100 chilometri. Uno forzo immane, compiuto in solitaria, reso ancora più gravoso dai continui sbalzi di temperatura, che portavano la colonnina di mercurio da -40 a +20 e lo costrinsero a percorrere lunghi tratti sul terreno privo di ghiaccio e talvolta a portare il materiale in passaggi separati a causa del peso eccessivo, per superare le pendenze maggiori. Ore e ore di fatica, senza dormire, accompagnato da incubi e allucinazioni, dovendosi guardare anche dal rischio di perdere l’orientamento e di incontrare gli orsi reduci dal lungo letargo invernale affamati.
Quattordici anni dopo, nel 2011 Maurizio, per la prima volta in compagnia di Fulvio Giovannini, è tornato oltreoceano per affrontare una nuova avventura su due ruote. La spedizione aveva per obiettivo Whitehorse, nello Yukon canadese, partendo da Vancouver, un tragitto lungo ben 2.500 chilometri, interamente in Canada. Nella prima metà del mese di giugno i due trentini hanno attraversato la Columbia Britannica e parte dello Yukon Territory, pedalando su un asfalto molto irregolare e spesso sulla ghiaia, con un bagaglio ridotto al minimo per limitare al massimo il peso da trasportare. Nelle sacche non vi erano né tende né sacchi a pelo, le notti vennero così affrontate all’aperto, in ripari di fortuna ed in eventuali lodge presenti sul percorso. Maurizio e Fulvio sono riusciti a tenere una media di 150 chilometri al giorno, riuscendo a raggiungere Whitehorse impiegandone 17.
Forti del feeling costruito in quell’occasione, Maurizio e Fulvio sono tornati in azione nel 2014, quando hanno attraversato con successo parte della Regione dello Yukon e dell’Alaska, da sud a nord. Questo imponente è il quarto al mondo per portata d’acqua e misura oltre oltre 3.100 km di lunghezza, che si dipanano dai territori canadesi, dove nasce, all’Alaska, fino a sfociare con un ampio delta nel mare di Bering.
Grazie alla preparazione fisica e alle molte ore di luce disponibili, il tempo favorevole e la grande quantità di acqua presente in quell’estate, i due hanno potuto mantenere un’importante media giornaliera di circa 100 km, con punte anche di 130, in un solo giorno, pagaiando per 13 ore consecutive. Non poche le difficoltà affrontate e superate da Maurizio e Fulvio, come l’attraversamento del Lago Labarge, molto temuto poiché il brutto tempo può arrivare senza preavviso, provocando onde molto alte con vento forte, rendendo estremamente difficile la guida dell’imbarcazione, con la possibilità di urtare le numerose rocce affioranti. Oppure la scelta di superare un passaggio in cui la corrente era davvero impetuosa, le Five Finger Rapids, trasportando con grande fatica la canoa e tutti i materiali per oltre un chilometro a piedi, salendo la banchina del fiume ed attraversando la fitta foresta, aggirando l’ostacolo. In 13 giorni l’impresa è stata portata così a termine anche questa volta con successo percorrendo 1.300 chilometri.


Maurizio Belli