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I successi e le rinunce di Nives Meroi e Romano Benet
hanno aperto la nona edizione di Mese Montagna

«Mese Montagna» ricomincia da dove aveva lasciato. Ieri sera il teatro di Vezzano si è infatti presentato puntualmente gremito per accogliere il primo appuntamento della nona edizione di questo evento culturale che ha ormai radici salde nella comunità della Valle dei Laghi. Protagonisti dell'overture 2014 sono stati gli alpinisti Nives Meroi e Romano Benet, bergamasca lei, friulano lui, capaci di conquistare sempre rigorosamente insieme undici ottimila, ma capaci anche di capire quando si è reso necessario rinunciare, scegliere la propria salute e la propria armonia di coppia a scapito dell'ennesima conquista.
Il racconto che Nives Meroi ha portato sul palco ieri sera, commentando le immagini che si sono succedute sul grande schermo per un'ora e mezza, si è focalizzato sulle cinque imprese tentate dai due alpinisti fra il 2007, il 2008 e il 2009, un periodo nel quale lei era in corsa per diventare la prima donna al mondo ad aver conquistato tutte le vette che superano quota 8.000. Una competizione con altre tre "concorrenti", una  tedesca, una coreana ed una spagnola, che si è trovata cucita addosso. Ciò che ha trasmesso al pubblico è stata la sofferenza, causata dal vento fortissimo, dal freddo insopportabile, dalla fatica determinata dalla rarefazione dell'ossigeno, ma anche quella tutta psicologica, e forse anche più marcata, legata alla scoperta di quanto il fascino dell'alta quota e della conquista sia ormai svilito dal business delle infinite spedizioni organizzate su commissione, che portano quasi senza fatica chiunque possa permetterselo a quote proibitive. Le immagini che rimangono impresse nella memoria non sono infatti solo quelle del crepacci e dei seracchi, dei panorami irripetibili, dei volti sofferenti e sorridenti, ma anche quelle delle tende che si accalcano una accanto all'altra nei vari campi base, allestite da squadre speciali composte da sherpa, cuochi, guide che confezionano la conquista per qualunque cliente disposto a sborsare 80.000 dollari.

Nives e Romano, sull'Everest, si sono confrontati con questa realtà, prima di festeggiare la conquista della montagna più alta del mondo. Un successo seguito, pochi mesi dopo, da una rinuncia, dolorosa ma necessaria, come quella alla quale sono stati costretti nel 2008 sul Makalu, prima perché le condizioni climatiche non avevano lasciato loro vie di passaggio percorribili senza correre enormi rischi, poi perché Nives si era fratturata una caviglia e venne portata a spalle per 18 chilometri dal marito prima che un elicottero russo riuscisse a recuperarli fra mille rischi per portarli il salvo.
Il sorriso tornò pochi mesi dopo, quando i due raggiunsero la cima del Manaslu, il successo che portò Nives Meroi alla pari con le altre tre alpiniste a quota 11, ma nel 2009 venne seguito da un doppio tentativo fallito di violare l'Annapurna, anche in questo caso causato dapprima dalle condizioni climatiche insostenibili e poi dal malore improvviso che colpì Romano. Nives, seppur con molti rischi, avrebbe potuto tentare di conquistare la cima da sola, ma decise di rinunciare al suo dodicesimo ottomila per non lasciare solo il marito, che accompagnò a casa, dove gli venne diagnosticata una grave forma di aplasia midollare, dalla quale è guarito solo dopo due trapianti di midollo e l'inserimento di una protesi all'anca.
La storia è a lieto fine, non perché Meroi e Benet abbiano completato l'incredibile "collana", quanto perché lui ha vinto la malattia e quest'anno è tornato con lei sul Kanchenjunga. Due ottomila ancora mancano all'appello, ma la coppia di alpinisti più coesa del mondo è ancora in pista nonostante le tante difficoltà incontrate.

Prima dell'incontro clou della serata, la nona edizione di Mese Montagna si era aperta con la premiazione del concorso «Fotografa la Valle dei Laghi» e con l'inaugurazione dell'esposizione di tutti gli scatti visitabile nella galleria del teatro e poi con il "varo" della mostra «Centocinquanta / 1864-2014» dedicata alla nascita dell'alpinismo in Trentino. Poi, sul palco, Riccardo Decarli e Fabrizio Torchio hanno presentato il volume «Ad est del Romanticismo 1786-1901, alpinisti vittoriani sulle Dolomiti», che traccia un ritratto dei più importanti pionieri protagonisti della conquista delle nostre montagne nel Diciannovesimo secolo.
Domani alle 20,30 l’associazione Atti e Theamus porterà sul palco di Vezzano lo spettacolo teatrale «Firme in cielo», ispirato al volume di Astrid Mazzola, presentato giusto un anno fa, che valorizza le testimonianze tratte dai libri di vetta e di bivacco.

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