Mese Montagna 2019

Le schede dei protagonisti della 14ª edizione
Generazioni e discipline differenti a confronto

Tamara Lunger (8 novembre)

Bolzanina, classe 1986, prima di dedicarsi a tempo pieno all'alpinismo ha praticato diversi sport,  quali lancio del disco, skyrunning e scialpinismo, disciplina che le ha regalato il titolo italiano nel 2006 e nel 2008, il successo nella prestigiosa «Pierra Menta» nel 2007 e nel 2008 nonché il titolo di campione del mondo sulla lunga distanza sempre nel 2008. Nel 2009 ha affrontato la prima esperienza alpinistica in Nepal e da allora si è dedicata a tempo pieno alle spedizioni in alta quota: Island Peak (6.189 m) nel 2009, Lhotse (8.516 m) con l'ossigeno e Cho Oyu (8.210 m) del 2010, Khan Tengri (7.010 m) nel 2011, Muztgah Ata (7.546 m) e Broad Peak (8.047 m) senza vetta nel 2012, Pik Lenin (7.134 m) nel 2013, K2 (8.611 m) senza ossigeno nel 2014. Con Simone Moro nel 2015 ha provato, senza successo, a conquistare il Manaslu (8.163 m), nel 2016 è arrivata a pochi metri dalla vetta del Nanga Parbat (8.126), nel 2018 si è dedicata ad una spedizione in Siberia.

Fausto De Stefani (15 novembre)

Mantovano, classe 1952, ha cominciato ad affrontare le catene dell'Himalaya e del Karakorum nel 1981, scalando in successione tutte le più alte vette al mondo, spesso in "stile alpino". Nel 1983 in Asia scala il K2, la sua prima vetta sopra gli ottomila. Nel 1988 è tra i soci fondatori dell'associazione Mountain Wilderness, della quale dal 1993 è garante internazionale e con cui ha organizzato la spedizione internazionale "Free K2" per la pulizia del monte da quintali di rifiuti. Si è distinto per varie iniziative umanitarie in Nepal ed altre zone. Da anni con la associazione Senza Frontiere porta avanti la costruzione di scuole per bambini senza fissa dimora in Nepal.

Franco Perlotto (15 novembre)

Vicentino, classe 1957, è stato uno dei pionieri del free climbing in Italia. In 25 anni di attività ha compiuto oltre duemila ascensioni in quasi cinquanta paesi diversi del mondo, molte delle quali in solitaria. Dopo aver aperto 42 nuove vie sulle più impervie pareti alpine, negli anni Novanta si è messo al servizio della cooperazione internazionale, guadagnandosi sul campo una laurea ad honorem in educazione ambientale. Ha poi lavorato per gli organismi internazionali in missioni umanitarie nei Territori Autonomi Palestinesi, in Sri Lanka, in Ciad, in Bosnia, in Ruanda, in Sudan, in Congo. In Amazzonia ha vissuto per tre anni con gli indios Yanomamö e per altri quattro ha coordinato un programma di prevenzione e controllo degli incendi nella foresta amazzonica.

Angelika Rainer (22 novembre)

Meranese, classe 1986, è stata per tre volte campionessa mondiale (nel 2009, 2011 e 2013) e per due volte vicecampionessa mondiale di arrampicata su ghiaccio. Nel 2008 ha vinto per la prima volta una gara di Coppa del Mondo in questa disciplina e nel 2012 e nel 2015 si è aggiudicata il trofeo. Ha vinto per due volte il master di arrampicata a Ouray in Colorado e l'unica edizione dell'evento Red Bull White Cliffs. Ha liberato diverse tra le più difficili vie di ghiaccio, misto e drytooling al mondo, nel novembre del 2017 ha aperto la via di Drytooling “A line above the sky” e è diventata la prima donna a scalare il grado D15.

Reinhold Messner (29 novembre)

Brissinese, classe 1944, è una leggenda dell'alpinismo mondiale. È noto al grande pubblico per essere stato il primo ad aver scalato tutte le quattordici cime del pianeta, che superano gli 8.000 metri, spesso da versanti o in condizioni di eccezionale difficoltà. È uno dei sostenitori del cosiddetto "stile alpino" nelle grandi montagne himalayane, promosso attraverso due imprese in particolare: nel 1978 è stato il primo a scalare l'Everest senza l'ausilio di ossigeno supplementare insieme a Peter Habeler, mentre nel 1980 ha raggiunto la medesima vetta in solitaria. È stato quindi un grande himalaista, capace di darsi sempre nuovi obiettivi e di comunicarli con grande efficacia anche ad un pubblico di non addetti ai lavori. Tra le altre imprese vanno citate le traversate dell'Antartide e della Groenlandia senza il supporto di mezzi a motore né cani da slitta e la traversata del Deserto del Gobi.
Agricoltore, oggi si dedica alla gestione del Messner Mountain Museum, un complesso museale dedicato a tutti gli aspetti della montagna, dislocato tra Castel Firmiano a Bolzano, Solda, Castel Juval, Monte Rite, Castello di Brunico e Plan de Corones.

I protagonisti degli incontri del mercoledì

Il genovese Pietro Bagnara, che il 13 novembre a «Mese Montagna» porterà due documentari, «Rolly» e «Volontà di pietra», è regista e scalatore, visto che ha cominciato a praticare l’arrampicata negli anni Novanta, affrontando pareti in tutto il mondo, diplomandosi poi all’Istituto Italiano di Fotografia nel 2000. È fondatore della casa di produzione OpenCircle ed oggi vive ad Isera.
Maurizio Belli e Fulvio Giovannini, protagonisti a Vezzano il 20 novembre, sono due esploratori trentini, che si sono specializzati nelle spedizioni in Alaska. Il primo ha cominciato nel 1993, ispirato dalla storia del nonno, che era andato a cercare l’oro nello Yukon a fine Ottocento, progettando e portando a termine in questi 16 anni ben cinque “raid” nel Grande Nord canadese e americano in canoa, bicicletta e con i cani da slitta, le ultime tre proprio insieme a Giovannini, che si è unito a lui nel 2011.
Marco Furlani è uno scalatore trentino che nell'arco di 30 anni di attività ha ripetuto circa 2.000 vie (50 aperte da lui) e conta un centinaio di prime ripetizioni sulle Dolomiti, in Valle del Sarca e sui monti Tatra Slovacchi. Oggi vive a Dro. Alessandro Gogna, protagonista insieme a lui a «Mese Montagna» il 27 novembre, è alpinista ligure di fama internazionale, guida alpina e opinion maker specializzatosi nelle problematiche turistico-ambientali della montagna e sul tema della libertà in alpinismo. Nella propria carriera vanta 500 prime ascensioni, soprattutto sulle Alpi e sugli Appennini.


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