Si è chiusa ieri con una serata un po’ fuori dagli schemi la seconda settimana di «Mese Montagna», che fra mercoledì e venerdì ha lanciato sul palco del Teatro Valle dei Laghi quattro diversi personaggi, in grado di raccontare quattro storie diverse ed in grado di aprire nuovi punti di osservazione del rapporto fra uomo e natura e fra uomo e società.
I nomi più conosciuti sono quelli che hanno dato vita all’incontro di ieri sera. Fausto De Stefani, alpinista mantovano che negli anni Ottanta ha scalato in successione tutte le più alte vette al mondo e che ha fondato l'associazione Mountain Wilderness, insieme a Franco Perlotto, scalatore vicentino che più o meno nello stesso periodo è diventato uno dei pionieri del free climbing in Italia, capace di aprire 42 nuove vie sulle più impervie pareti alpine, hanno raccontato al pubblico come, partendo dalle lezioni di vita imparate ad alta quota o in parete siano arrivati a dedicarsi alla solidarietà, tendendo la mano alle persone più emarginate della nostra società globalizzata.
A unire i fili della trama disegnata dai racconti di questi due personaggi, popolarissimi fino a una ventina di anni fa, ma probabilmente un po’ meno noti ai climber e agli alpinisti più giovani, ci ha pensato Luca Calvi, interprete e traduttore per le più importanti case editrici italiane, nonché esperto di montagna e amico di Fausto e Franco. La sua regia ha portato il pubblico dapprima conoscere le tappe più importanti delle diverse carriere alpinistiche dei due ospiti, poi quelle del loro percorso in campo sociale. Dalle solitarie in montagna alle solitudini di chi vive ai margini, seguendo un tema suggerito dalla Comunità di Valle, ieri rappresentata a teatro dall’assessore Massimo Travaglia, che sul territorio ha avviato un progetto di inclusione sociale chiamato “Legami solidi”, di cui ha parlato al pubblico.
De Stefani ha quindi spiegato come è nata e come è strutturata la “Collina di Lorenzo”, un’oasi faunistica e un parco per ragazzi ubicato a Castiglione delle Stiviere, all’interno del quale si possono rivivere i racconti di Jack London e Emilio Salgari, salire su un galeone dei pirati, entrare in una Gher o in una palafitta, salire su una mongolfiera. Poi, attraverso un documentario, ha mostrato come ha contribuito alla costruzione di un nuovo complesso scolastico vicino a Kathmandu, in Nepal, la Rarahil Memorial School, che si occupa dell’educazione di 900 studenti di età compresa fra i 4 e i 18 anni.
Perlotto ha invece portato in sala la propria lunga esperienza nel campo della cooperazione internazionale, cominciata negli anni Novanta, che lo ha portato a guidare missioni umanitarie nei Territori Autonomi Palestinesi, in Sri Lanka, in Ciad, in Bosnia, in Ruanda, in Sudan, in Congo e in Amazzonia, dove ha vissuto per tre anni con gli indios Yanomamö. Il messaggio lasciato al pubblico di «Mese Montagna» è diventato, così, via via sempre più chiaro: compiere imprese sportive unicamente per soddisfare il proprio ego regala una gratificazione effimera, lavorare per gli altri dona invece molto di più e dà senso alla vita.
Mercoledì sotto i riflettori erano invece finiti il regista Pietro Bagnara e lo scalatore Alfredo Webber. Il primo ha presentato al pubblico due documentari di recente realizzazione, nati per raccontare la vita e le imprese dello stesso Webber e di Rolando Larcher, due climber trentini che da quasi quarant’anni fanno parlare di sé, il primo coltivando la propria passione nei ritagli di tempo concessigli dalla dura vita di campagna, il secondo continuando ad aprire nuove vie da oltre trent’anni con l'entusiasmo di un ragazzino. Il secondo ha raccontato, con l’aiuto di immagini e riprese dell’epoca, come ha mosso i primi passi lungo le pareti e come è arrivato, passo dopo passo, ad avere ragione di un grado 9a.
Il prossimo appuntamento con «Mese Montagna» è fissato per mercoledì 20 novembre, quando a Vezzano saranno protagonisti Maurizio Belli e Fulvio Giovannini, che racconteranno al pubblico la propria recente spedizione invernale in Alaska.