Il vincitore Werner Marti commenta così il proprio successo: «Sono felice non solo per la vittoria, ma anche per le ottime sensazioni che ho avvertito lungo tutto il percorso, questo significa che stiamo lavorando bene qui in Primiero. Fino all’ultimo non avevo idea di chi fossero gli avversari più temibili, quindi ho pensato solo a dare il massimo senza preoccuparmi troppo degli altri. È un tracciato che non ti lascia molte opportunità di tirare il fiato, l’importante è trovare il proprio ritmo e tenerlo».
Tiziano Moia, terzo assoluto e primo degli italiani, mastica un pochino amaro. «Ho migliorato ancora il mio tempo, ma non è bastato per vincere questa gara. – afferma – Dopo due secondi posti oggi speravo di farcela, ma obiettivamente i due svizzeri erano veramente forti. Inoltre, essendo partito in un gruppetto diverso rispetto al loro, non avevo punti di riferimento precisi per capire come stavo andando rispetto a loro. Ci riproverò il prossimo anno, questo è certo, perché di gare immerse in ambienti così spettacolari ce ne sono veramente poche, ve lo garantisco».
Anche Luca Cagnati mastica un po’ amaro per la medaglia di legno toccatagli in sorte. «Sono abbastanza contento della mia prestazione per quanto concerne le sensazioni, – dice – ma, benché fossi consapevole del fatto che Moia e i due svizzeri andassero molto forte, ho sperato proprio di salire sul podio. Io e Tiziano ci siamo avvicendati al terzo posto per buona parte della gara, ma nel finale ho ceduto».
Emanuele Manzi, quinto, non ha invece nulla da rimproverarsi. «Gareggio contro ragazzi che potrebbero essere miei figli – osserva – e quindi sono contentissimo del risultato di oggi. Sono andato un po’ in difficoltà nella parte più ripida sui prati, perché non uso i bastoncini, ma poi ho recuperato nella parte più tecnica e corribile, come previsto».
«Ero consapevole di essere in buone condizioni, ma in una gara così dura fino a quando non arrivi al traguardo non puoi essere certa di aver vinto. - spiega la vincitrice Victoria Kreuzer - Ho cercato di andare più forte possibile nei pezzi più corribili e di stringere i denti, amministrando il vantaggio in quelli più duri ed è andata bene. Il record è una bella ciliegina sulla torta».
Gli anni passano, ma Antonella Confortola raccoglie sempre risultati importanti. «Da quando è nata mia figlia mi alleno a singhiozzo e ho abbandonato ogni velleità di successo, – spiega – però questo tipo di gare mi piace e non mi tiro mai indietro, quindi il secondo posto è una bella soddisfazione, anche perché è arrivato migliorando di tre minuti e mezzo il tempo del 2019. Credo che tutti gli appassionati debbano partecipare almeno una volta nella vita a questo Rosetta Verticale».
Valentina Belotti, terza classificata, accetta di buon grado il proprio piazzamento. «Questa è stata un’estate nella quale ho dovuto fare i conti con qualche problema fisico e quindi ho preso parte a questa gara soprattutto per confrontarmi con avversarie in carne e ossa, un’opportunità assai rara dopo il lockdown, più che per ottenere un risultato. Era la prima volta qui a San Martino ed è stata una bella esperienza».