Il telemark secondo l'istrionico Paolo Tassi
ha chiuso l'edizione 2021 di Mese Montagna

Si è chiusa con una serata dedicata al telemark, una tecnica dello sci alpino nella quale si utilizzano attacchi che lasciano libero il tallone, ma soprattutto dedicata ad uno dei suoi interpreti più convinti e coraggiosi quale è Paolo Tassi, la quindicesima edizione di «Mese Montagna», la rassegna che la Valle dei Laghi dedica ai protagonisti dell’outdoor in quota. La guida alpina bolognese, trapiantata a Cortina d’Ampezzo da trent'anni, ha raccontato al pubblico presente al teatro di Vezzano alcune delle spedizioni che ha affrontato con gli sci ai piedi, compiute nei posti più remoti del pianeta, utilizzando sempre, nella narrazione, un registro divertente e scanzonato, che l'ha resa molto fluida e molto distante dai toni epici. Paolo ha finito per trasmettere l’idea di aver sempre cercato di divertirsi come un bambino più che di realizzare delle imprese.
Tassi, in realtà, è una guida alpina specializzata nei raid con gli sci ai piedi, rigorosamente da telemark, che organizza con grande accuratezza ogni spedizione commissionata dai propri clienti, alcune delle quali ha raccontato ieri sera con l’ausilio di circa 600 fotografie. Con lui abbiamo scoperto che si può sciare ovunque, e soprattutto che le piste battute non sono affatto necessarie per divertirsi, anzi il vero sci probabilmente è quello che consente di galleggiare sulla neve fresca. E lui di linee sul manto bianco ne ha tracciate davvero tante, da quando arrivò a Cortina da ragazzo per rimanervi dopo aver svolto lavori da garzone per mantenersi, nei primi tempi, tutto per rimanere sempre a stretto contatto con quelle montagne che non ha più abbandonato. Così come non ha più lasciato il telemark, sport masochistico, come lo definisce lui, perché obbliga a fare fatica sia in salita sia in discesa, ma che ci riporta ad uno sci pionieristico e regala grande soddisfazioni.
Paolo, dialogando con Alessandro Beber, insieme al quale nel 2013 ha realizzato il documentario «Cortina tra croda e sfaria», ha raccontato le proprie spedizioni sulle nevi di mezzo mondo, senza mai farsene un vanto, così come la traversata della Alpi compiuta nel 1996 con Mauro Girardi, muovendosi senza rotte precise e spesso smarrendosi, ma senza per questo preoccuparsi più di tanto. Nel finale ha affrontato il tema dello scioglimento dei ghiacci, che ha potuto toccare con mano in tutti i continenti nei quali ha posato le lamine dei propri sci, e dell’impatto economico e ambientale di alcune strutture in costruzione a Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026, coma la pista da bob da 60 milioni di euro.
Prima di dare spazio a Paolo Tassi, sul palco è salita Monica Fantini, della sezione trentina di Admo, che ha spiegato perché i giovani dovrebbero mettersi a disposizione per mappare il proprio midollo osseo, e il sindaco di Vallelaghi Lorenzo Miori, che ha condiviso con i presenti la soddisfazione per aver rilanciato la rassegna dopo un anno di stop, benché in versione compressa almeno per questa occasione. Infine Nicola Maino del Gruppo Sportivo Fraveggio ha ricordato ai runner l’appuntamento di domani con la gara podistica per staffette «Sentiero 618».

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