Davide Magnini, primo classificato - «Quando le cose vanno così, si può solo essere felicissimi. Aver sfiorato il record lascia un pizzico di amaro in bocca, perché ogni occasione va sfruttata, ma quei 29 secondi in più non sono semplici da limare, anche se sembra un distacco minimo. Nella prima parte della gara ho fatto veramente fatica a tenere il ritmo di Stian e Petro, mi dolevano le gambe tanto che avevo anche pensato di fermarmi, ma poi l’incitamento dei miei genitori e della mia fidanzata mi ha dato la spinta psicologica per andare avanti. Ho cominciato a ritrovare fiducia quando sono arrivato al Piz Boè, con 26 secondi di svantaggio, un gap colmabile, tanto che già nella prima parte della discesa, la più ripida ho agganciato la coppia di testa e poi sono riuscito a portarmi al comando. A quel punto ho cercato di dare tutto, perché sapevo che nella parte finale più corribile Petro avrebbe avuto ottime chance, e a Pian di Schiavaneis ho realizzato che avrei addirittura potuto attaccare il record di Kilian Jornet i Burgada. Sarà per la prossima volta».
Petro Mamu, secondo classificato - «Ormai conosco bene questo tracciato e so come va interpretato: è fra i più tecnici dell’intero circuito, serve grande abilità per conquistare il podio, quindi sono entusiasta del mio secondo posto dietro ad un runner tosto come Davide. Questa prestazione mi dà coraggio e la spinta per provare il prossimo anno ad andare ancora più forte di oggi, perché so di poter fare meglio anche per onorare chi organizza questa gara con passione e competenza, permettendo a noi atleti di vivere una giornata indimenticabile».
Stian Angermund, terzo classificato - «Si tratta “solo” di un terzo posto, ma io sono comunque contento della mia prestazione. – dice il norvegese mentre tradisce una smorfia di dolore per le vesciche formatesi sui talloni – In salita sono andato molto bene, ancora meglio del solito, ma poi nella parte in discesa Davide e Petro hanno letteralmente preso il volo e io non sono riuscito a rispondere. Fino al Piz Boè tutto si è svolto come ho sperato, tanto che ho stabilito il mio miglior tempo in salita, poi, come ho detto, sono stati più bravi i miei avversari. Per tornare sul gradino più alto del podio dovrò cambiare passo nel downhill. Ad ogni modo torno a casa felice, perché è stata una bellissima giornata per noi runner, con un tempo splendido ed una temperatura perfetta nonostante il caldo di ieri».
Mattia Gianola, quarto classificato - «In questa gara la medaglia di legno non lascia rimpianti, anche perché i primi tre avevano un ritmo diverso. Sono legatissimo a questa manifestazione, a cui partecipo ormai da tanti anni, per i panorami unici che ti sa regalare. Cerco sempre di migliorarmi, ma questa volta le cose sono andate particolarmente bene: sono arrivato al Piz Boè con il mio miglior crono e in discesa ha dato tutto. Per provare a salire sul podio, che sarebbe la chiusura di un cerchio, serve però ancora qualcosina in più».
Martina Valmassoi, prima classificata - «Per me già essere alla partenza di questa gara in veste di concorrente, visto che di solito lavoro per l’organizzazione, era un sogno, vincerla è qualcosa di straordinario. Ho capito subito che oggi avrei potuto fare buone cose, perché mi sono accorta che il corpo rispondeva bene e così sono partita forte, cercando di non arrivare mai al limite, sapendo che poi in discesa, avrei potuto gestire la situazione, trattandosi del mio terreno preferito. Ho raccolto i frutti del duro lavoro che sto svolgendo per affrontare distanze più lunghe: in maggio ho forzato parecchio, usando la bicicletta, mentre nell’ultima settimana ho tirato il fiato per arrivare qui al meglio. Ora spero di raccogliere buoni risultati anche alla Orobie Skyrace di domenica prossima e alla Utmb Mont Blanc di fine agosto, su un percorso lungo 145 chilometri».
Stephanie Kröll, seconda classificata - «Una gara unica, in cui non solo ci tuffiamo in un ambiente naturale incomparabile, ma troviamo anche un pubblico che ti incita dall’inizio alla fine, in particolare le due ali di folla presenti alla Forcella Pordoi, e ti stimola a dare il massimo. Sapevo che in discesa, la parte del tracciato in cui mi trovo meglio, avrei potuto fare buone cose, così ho cercato di tenere botta fino al Piz Boè per poi scatenarmi ed è andata bene. In quanto a Martina non l’ho mai vista dopo la partenza, quindi non sapevo nemmeno a che distanza fosse da me, posso solo complimentarmi con lei. Entrambe abbiamo di che festeggiare».
Cecilia Basso, terza classificata - «Era mio intendimento disputare una bella gara, ma non avrei mai scommesso nulla su un terzo posto finale. Se sono venuta a Canazei e mi sono tolta questa grande soddisfazione è grazie al mio allenatore, Sergio, che dopo un inizio di stagione poco brillante mi ha stimolato a venire qui e a correre con la mente libera in questi posti magnifici: era sicuro che avrei fatto bene e posso solo dargli ragione. In quanto al duello con Stephanie, mi ha superato come un fulmine all’inizio della discesa e poi non mi sono più preoccupata di lei, solo all’ultimo chilometro mi sono accorta che era vicina, ma era tardi per provare a riprenderla. Peccato…».
Diego Salvador, presidente del comitato organizzatore - «Dopo qualche anno in cui il tempo era stato incerto, questa volta abbiamo potuto contare su tre giornate splendide e questo semplifica molto la vita degli organizzatori. Siamo contenti anche la risposta ricevuta dai concorrenti, in linea con i numeri dello scorso anno, e dal pubblico, folto lungo tutto il percorso. A preoccuparci di più era la gara Ultra di sabato, per la lunghezza del percorso, per la variante che abbiamo dovuto introdurre e per il fatto di dover collaborare con uno staff molto ampio, e anche su questo fronte siamo soddisfatti, pur consapevoli che c’è sempre da migliorare».