Inter e Lazio chiudono in parità
lasciando strada al Nordsjaelland

Inter e Lazio, a meno di un incrocio abbastanza improbabile di risultati favorevoli, hanno detto addio ad ogni velleità di successo finale annullandosi in un pareggio che non serve a nessuno. Ma è la Lazio, che aveva in pugno la vittoria, fino a pochi istanti dal termine, ad avere maggiori motivi per recriminare. Il calcio di punizione che ha dato il via, quasi allo scadere, all’azione del pareggio nerazzurro, era infatti inutile ed evitabilissimo. Vago, dalla trequarti sinistra, si incaricava di mettere in area un pallone velenoso che dava origine ad una mischia furibonda. Il pallone schizzava su gambe e stinchi, come in un flipper impazzito, finché Antonini trovava spazio e coordinazione per infilare in rete con una precisa puntata. Per la cronaca, questo è stato il primo tiro in porta dell’Inter in tutta la ripresa, complice forse anche una fastidiosa Ora che rendeva improbabile ogni lancio e comunque ogni altra azione che non fosse con palla a terra.
Fino a quel momento la Lazio, pur avendo trovato il gol in maniera rocambolesca, aveva tutto sommato meritato il vantaggio con un gioco molto attento in fase difensiva (è la squadra meno battuta di tutti e tre i gironi del campionato nazionale allievi professionisti) anche se abbastanza prevedibile in attacco, dove il solo Nolano, sia pure a corrente alternata, è stato in grado di proporre soluzioni un po’ meno banali e scontate.
La Lazio partiva meglio e all’8’ potrebbe passare se l’inzuccata di Cardelli, su perfetto cross di Cardoselli, non si fosse stampata sul palo. L’Inter pareggia il conto dei pali al 13’: Donnarumma lancia in verticale Bakayoko che anticipa il portiere in uscita ma vede la propria girata stamparsi sul palo. Il tempo si chiude con un paio di proiezioni di Bakayoko, rintuzzate da altrettante uscite di Borrelli e con una punizione di Opoku, che il portiere laziale parava in bagher.
Nella ripresa, al 10’, arriva improvviso il gol della Lazio: sulla lunga punizione di Carbone dalla destra si avventa il centrale nerazzurro Gravillon, che, nel tentativo di anticipare gli attaccanti laziali, devia in spaccata nella propria porta. Poi, tra cambi e perdite di tempo, la partita non ha più niente da raccontare, fino all’episodio finale che obbliga i giovani di Franceschini a recitare il mea culpa e, quel che è peggio, a far ritorno con ogni probabilità verso casa.
Per la cronaca, i calci rigore finali, hanno sancito la platonica vittoria dell’Inter, che ha colto quattro centri contro i tre dei biancazzurri. Ora l'Inter per qualificarsi deve sperare che domani la Lazio superi il Nordsjaelland e deve ovviamente superare il Torino.

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