Dopo aver scelto i nomi dei giornalisti, la giuria del Premio Beppe Viola – da 33 anni legato al torneo internazionale per Allievi Città di Arco – ha deciso di attribuire un riconoscimento particolare ad un grande uomo di sport, così com'era già successo lo scorso anno per l'allora allenatore della Nazionale Cesare Prandelli. La scelta del presidente Sergio Zavoli e dei suoi collaboratori è caduta su Luca Toni, campione del mondo nel 2006 con la Nazionale di Marcello Lippi, e attualmente leader e goleador dell'Hellas Verona.
La scelta è caduta sul prestante attaccante, nato a Pavullo nel Frignano nel '77, sia per il suo presente ed il suo passato di grande bomber, sia soprattutto per le sue qualità umane che gli hanno consentito di reagire sempre alle difficoltà, agli incidenti e, talvolta, all'incomprensione di qualche allenatore. La prova più difficile, per sua stessa ammissione, la perdita del figlio Mattia che la moglie Marta Cecchetto aveva appena dato alla luce nel 2012.
«Quello che Marta mi ha insegnato nei giorni successivi a questa tragedia – ha raccontato Toni alla Gazzetta – non ha prezzo. Lì ho capito quanto è forte la donna con cui sto». Così l'anno dopo nacque Bianca e poi ancora Leonardo e Luca Toni ha ritrovato la serenità, la voglia di giocare ed il gol, diventando – ad un'età calcisticamente non verdissima – l'uomo in più di un Verona che ha ritrovato la serie A dopo anni di oblio.
Luca ha cominciato nella squadretta del paese, poi è passato alle giovanili del Modena per iniziare una trafila che lo porterà a vestire le maglie di numerose squadre. Empoli, Fiorenzuola, Lodigiani, sempre in C, poi la B nel Treviso ed infine la A a 23 anni con il Vicenza. I suoi gol non bastarono alla salvezza dei vicentini, ma furono apprezzati da Carlo Mazzone che lo volle al Brescia. Accettò di scendere ancora in B due stagioni dopo, sposando il progetto Palermo. Ottanta presenze tra B e A con i siciliani e 50 gol, tanto da convincere Lippi a portarlo in Nazionale nella quale esordì a 27 anni il 18 agosto 2004. Ormai era diventato Tonigol e di lui cominciarono a interessarsi i grandi club. Prima la Fiorentina, 67 presenze e 47 gol, meglio di due mostri sacri come Hamrin e Batistuta. In maglia viola, primo calciatore italiano, vinse anche la Scarpa d'oro. Poi lo volle il Bayern, con il quale vinse il campionato e divenne capocannoniere della Bundesliga. I tedeschi impazzirono letteralmente per lui, tanto che una canzone a lui dedicata, composta e cantata dal noto conduttore televisivo Matthias Matze Knop, rimase in classifica per molte settimane. Quando la sua carriera sembrava in fase calante, complici anche alcuni infortuni, Toni tornò in Italia, prima in prestito alla Roma, poi al Genoa, infine da gennaio alla Juve. Quando firmò per l'Al Nasr, squadra araba più ricca che forte, sembrava essere ai titoli di coda. Ed invece Luca trovò la forza di rimettersi in gioco, prima ancora nella Fiorentina, ed ora all'Hellas Verona della quale è diventato il capitano ed il faro, squadra e tifoseria che gli hanno dato quello stimolo in più grazie al quale gli anni non si sentono.
Il suo modo di esultare dopo un gol, copiato in mille salse, ha fatto il giro del mondo. Lui lo propose a Palermo e non l'ha mai cambiato, anche perché i gol sono ancora il sale della sua vita di calciatore.
Luca Toni ritirerà il premio martedì pomeriggio nel salone delle feste del Casinò Municipale di Arco durante la premiazione dei vincitori che, come da tradizione, fa seguito alla finale del torneo.