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«Gli alpinisti? sono dei grandi sognatori che per molti vanno alla ricerca dell'effimero, riuscendo a vivere emozioni eccezionali, guadagnandosele con la fatica metro dopo metro e per questo assumono un valore interiore straordinario». Diego Giovannini, uno dei scalatori moderni più conosciuti, ha esordito con questo aforisma nella serata che la rassegna Mese Montagna ha voluto dedicargli presso la Casa Sociale di Covelo. L'alpinista lavisano, attraverso le immagini del suo lungometraggio "Un sognare lungo tre cime", ha testimoniato e raccontato in maniera suggestiva il concatenamento in velocità che ha affrontato con il valtellinese trapiantato in Friuli Fabio Meraldi su tre cime nepalesi situate nella valle del Khumbu. Tre ascese progressive, partendo dalla cresta sud ovest dell'Ama Dablam (6812 metri), quindi l'insidioso Pumori dalla cresta sud est (7161 metri) che però li ha rifiutati ad un centinaio di metri dalla vetta, per finire con il Lhotse (8516 metri) sfidato dal versante sud-ovest e conquistato in solitaria, poiché il compagno di cordata nella parte finale della scalata non aveva più forze.
Grazie alle doti di fotografo e cameraman Giovannini ha testimoniato i momenti più significativi della sua impresa, contagiando il pubblico grazie a sequenze incomparabili in quota, mostrando quando siano imprevedibili, difficili e impegnative le ascese sulle vette più alte del mondo, affrontate senza alcun appoggio esterno ed ossigeno. Come gli insidiosi crepacci nella parte finale del Pumori e la decisione di ritornare al campo base a causa della visibilità zero e del maltempo insistente proprio quando la cima era a pochi metri, o i seracchi per arrivare alla parte finale del Lhotse.
L'amicizia con Meraldi, con il quale ha poi affrontato altre spedizioni come quella sul Kahiltna Peaks West in Alaska, è nata da un singolare incontro proprio in un villaggio del Nepal. Da quel momento la decisione, senza aver mai scalato prima assieme, di mettersi alla prova con il concatenamento fatto in velocità, realizzato nel maggio 2006. Un rapporto speciale, di grande stima e di profondi valori come del resto accade sempre fra chi mette la propria vita nella mani di una corda e di un compagno di avventura.
Fra i pensieri espressi ha riscosso uno scroscio di applausi la frase nella quale ha paragonato la sua grande passione all'irrestistibile richiamo che hanno gli uccelli migratori, che sentono il bisogno di partire, proprio come i sentimentalisti della montagna attratti dalle alte cime.
Evidenziando grande umiltà Giovannini ha poi raccontato come spesso sia uno sforzo faticoso cercare di documentare attraverso la videocamera e la macchina fotografica gli istanti più significativi delle varie sfide, ritenendolo però un aspetto primario della sua filosofia di montagna, per poter testimoniare e far apprezzare agli altri le emozioni che lui stesso prova, e tutto ciò senza un filo di egoismo o narcisismo.
Come in apertura, l'alpinista lavisano ha chiuso il suo intervento con un altra frase di grande intensità, volta a smitizzare chi enfatizza le proprie imprese: «un uomo non conquista la montagna, semmai è la montagna che decide di farsi conquistare».
Il presentatore Italo Leveghi, assieme al presidente del Comitato Organizzatore di Mese Montagna Gianni Bressan, al vicesindaco di Terlago Paolo Decarli e al vicepresidente della Comunità della Valle dei Laghi Noris Forti, hanno poi ricordato le altre imprese di Diego Giovannini. A partire dalla salita dell'Huascaran nelle Ande in soli 4 giorni, l'Aconcagua e l'attraversata di una parte dello Hielo Continental in Patagonia. Ed ancora in Himalaya ha salito il Cho Oyu (8201 metri) da solo ed in soli 10 giorni, il Gasherbrum II (8035 metri) in solitaria, il Muztahg Ata (7550 metri) in giornata dal campo base. Inoltre nel 2008 ha portato a termine con Franco Nicolini la salita degli 82 quattromila delle Alpi in 60 giorni.
In chiusura di serata è stata data qualche anticipazione sulla 14ª Ciaspolonga, la manifestazione con racchette da neve che si disputerà il 19 gennaio 2014 sull'altopiano della Paganella. Il singolare evento, che fa registrare sempre numeri importanti, è organizzato dal Gruppo Ana di Covelo e quest'anno prevede alcune novità significative, come ha sottolineato il presidente del Comitato Organizzatore Roberto Pooli: «per questioni di innevamento certo la non competitiva andrà in scena in quota, con partenza e arrivo ad Albi de Mez, sopra Andalo, lungo 9 km con transito a Malga Covelo. Visto il momento economico difficile è stato deciso di ridurre la quota d'iscrizione, fissata in soli 15 euro. Tutte le informazioni necessarie su www.ciaspolonga.it».