Le parole dei protagonisti della skyrace

Luca Del Pero (il vincitore): «È stata una gara tiratissima dall’inizio alla fine nella lotta per il primo posto, combattuta fino agli ultimi 400 metri. Sapevo che nella prima parte avrei faticato, infatti sono arrivato alla Forcella al terzo posto, dietro a Moia e a Nicolini, con circa un minuto di distacco dal primo, ma nella parte in discesa ho impiegato poco ad aggianciarli. Il primo a staccarsi è stato “Chicco”, poi mi sono costruito un piccolo vantaggio su Tiziano e l’ho difeso fino alla fine. È stato un peccato non essere arrivati fino al Piz Boè, ma quando c’è questo tempo in montagna non si scherza e gli organizzatori hanno fatto bene ad accorciare il percorso. Ne è uscita comunque una bella gara».

Tiziano Moia (secondo): «Per come si era messa la gara al termine della salita sono contento del risultato finale, perché nella prima parte non sono riuscito a fare la differenza come era avvenuto l’anno scorso, ma questa volta ho tenuto bene nella seconda parte e mi sono pure divertito a duellare con Luca. Lui è stato bravo a gestire il piccolo vantaggio che si è costruito, anche perché per provare ad agganciarlo avrei dovuto prendere troppi rischi. Oggi più di così non avrei potuto fare, se voglio vincere devo preparami meglio, come avevo fatto nel 2024. In quanto al cambio di percorso, non ha intaccato più di tanto la qualità della competizione, a me è piaciuta comunque, e il fondo bagnato non ci ha condizionato molto, perché su una discesa sul ghiaione non incide più di tanto».

Alex Oberbacher (terzo): «Salire sul podio è sempre bello, ma non sono del tutto soddisfatto di come è andata oggi, perché speravo di fare qualcosa di più. Il vincitore era irraggiungibile, ma Moia lo scorso anno aveva perso parecchio in discesa e quindi avendo scollinato molto vicino a lui confidavo di poterlo agganciare e superare così da chiudere al secondo posto, invece stavolta è andato davvero forte e non mi ha dato la possibilità di raggiungerlo. Il momento più brutto, per me, è stata la prima parte della salita, fino al Passo Pordoi, dove ho sofferto fin troppo, poi per fortuna mi sono sbloccato».

Federico Nicolini (quarto): «Questa era la mia prima presenza a questa gara, mi sono giocato le mie carte in salita, perché non sono uno specialista della discesa, ma non è bastato. Peccato, perché ci credevo alla possibilità di salire sul podio, ma l’ultimo pezzo è troppo veloce per me. Se la salita fosse stata più lunga, fino al Piz Boè, forse avrei potuto fare di più, ma il meteo oggi non ce lo ha permesso. In discesa ho rischiato grosso per due volte, poi ho pensato di amministrare la posizione, dato che il mio focus sono le gare di scialpinismo. Ora che conosco il percorso potrò affrontare la prossima edizione con qualche chance in più».

Elisa Desco (prima): «Finalmente, dopo due terzi e un secondo posto, è arrivato l’oro. Ho affrontato la mia prima DoloMyths Run ben dieci anni fa, quindi sono ormai una veterana, e questo rende la vittoria ancora più speciale. Ho corso al mio ritmo, senza preoccuparmi troppo delle avversarie. Sapevo che la seconda parte della salita sarebbe stata molto dura: ho stretto i denti fino alla discesa, un passaggio nel quale mi diverto molto. Nonostante ciò, alla mia età, i dolori si fanno sentire, quindi, rendendomi conto del distacco dalle altre concorrenti, ho gestito le energie nei tratti più pericolosi e dato il massimo in quelli più corribili. Pensavo che gare di questa portata non fossero più alla mia portata, invece sono tornata a vivere l’esperienza offerta dallo spettacolo delle Dolomiti».

Arianna Del Pino (seconda): «Sono molto felice del risultato. È stato davvero inaspettato, considerando che era la mia prima volta alla DoloMyths Run. Peccato per il meteo, che ha costretto gli organizzatori a tagliare il passaggio del Piz Boè, anche se, ammetto, questo mi ha avvantaggiata. Da poco, infatti, pratico questa disciplina, dopo anni di corsa su pista e su strada, quindi l’assenza di tratti troppo tecnici ha reso per me il percorso più semplice. All’inizio ho cercato di stare al passo con Elisa Desco, ma quando ho capito che era troppo forte, ho smesso di battagliare e ho cercato comunque di dare il massimo».

Martina Bilora (terza): «È il secondo anno che partecipo alla DoloMyths Run e conoscere già il percorso mi ha dato più sicurezza. Tuttavia, non ho avvertito le migliori sensazioni: ho sofferto molto in salita, ma continuavo a ripetermi di tenere duro e di non guardare troppo il distacco dalle avversarie, perché sapevo che nella discesa avrei potuto recuperare. Mi sono lasciata andare, rischiando anche di cadere, ma sono riuscita a recuperare due posizioni, concludendo la gara con un argento. Ho dato tutto quello che avevo e sono davvero soddisfatta. Quando ho saputo che avrebbero tagliato la salita verso il Piz Boè, mi sono sentita sollevata: è senza dubbio una delle parti più belle della gara, ma anche una delle più difficili a livello tecnico».

Diego Salvador (presidente del comitato organizzatore): «Anche quest’anno il tempo è stato nostro avversario, ma questo non ci ha impedito di portare a termine, sia sabato sia domenica, due eventi di alto livello, garantendo la sicurezza degli atleti, la cosa molto più importante per noi. L’esperienza della scorsa edizione nell'organizzazione della gara trail, l'ultima nata, si è rivelata molto preziosa e ci ha permesso di offrire un servizio migliore a tutti i partecipanti: gli atleti sono stati molto soddisfatti e, fortunatamente, nessuno si è perso. Siamo sempre aperti a consigli e desiderosi di crescere e migliorare. La formula dei tre percorsi risponde alle esigenze di tutti gli atleti: la short, di 12 km, è un ottimo approccio per i principianti e ha ottenuto buoni riscontri in termini di partecipazione. I panorami e i luoghi dove si corre sono tra i più belli al mondo, d'altronde, per cui speriamo che i runner tornino anche alla prossima edizione. Un ringraziamento va ai membri del comitato e a tutti i volontari, circa 200 persone accomunate dalla passione per la montagna e desiderose di valorizzare la bellezza del nostro patrimonio paesaggistico, che si mettono sempre a nostra disposizione in maniera del tutto gratuita».