Giampiero Ventura è «L'allenatore dei sogni»
Il granata vince il duello con Andrea Mandorlini
L'8 dicembre scorso ha festeggiato con una vittoria sulla Lazio le 100 panchine alla guida del Toro, un record per un allenatore giramondo, oggi succede a Vincenzino Montella nel cuore dei giovani protagonisti del Trofeo Città di Arco – Beppe Viola, vincendo – dopo un bel duello con lo scaligero Andrea Mandorlini – l'ambito riconoscimento che va a premiare il tecnico che per loro rappresenta L'allenatore dei sogni.
Tutti questi traguardi Giampiero Ventura, genovese di 66 anni, li ha tagliati in una età che per molti dei suoi colleghi rappresenta la soglia della pensione. Invece lui è ancora saldamente in sella a dettare gioco per un calcio che, a detta degli osservatori, è uno dei più «belli» in Italia. Un calcio che gli ha permesso piccole grandi imprese. Negli anni '80, dopo la gavetta nelle giovanili della Samp e in Interregionale sulle panchine dell'Albenga e del Rapallo, si segnala per la prima grande cavalcata che porta l'Entella (squadra nella quale giocava Luciano Spalletti) dall'Interregionale alla C2. Poi il suo viaggio continua nelle periferie del grande calcio (Centese, Pistoiese, Giarre, Venezia) prima di rinverdire la sua fama di vincente al Lecce, dal '95 al '97, con la doppia promozione della C1 alla A. L'anno dopo porta in A il Cagliari, ci prova con la «sua» Samp (retrocessa con Spalletti in panchina), poi va a Udine, ancora a Cagliari, quindi a Napoli, dove diventa il primo allenatore dell'era De Laurentiis. Nel 2006 subentra a Ficcadenti sulla panchina del Verona in B, ma nonostante un buon ritorno perde ai play out con lo Spezia. Passa al Pisa (che porta ai play off in B), ma è a Bari che compie il miracolo mettendo in piedi una squadra che, attraverso il gioco, arriva a conquistare 50 punti in A, storico record per i Galletti. Un grande biglietto da visita per Urbano Cairo che lo vuole al Torino per scrollarsi finalmente la B di dosso. Ventura viene accolto male dai tifosi, ma è capace di rispondere sul campo riportando il Toro in A e assegnandogli un ruolo di assoluto prestigio. E la sua avventura non è ancora finita.